La Consulta come Ponzio Pilato: non ha avuto il coraggio di scontrarsi con l’omofobia delle gerarchie della Chiesa cattolica e con la doppiezza morale del potere politico.

La Consulta se ne è lavata le mani rinviando ogni decisione al legislatore, ben sapendo che con l’attuale maggioranza questo vulnus democratico non verrà sanato.

In un momento nel quale alcuni dei massimi rappresentanti della Chiesa paragonano l’omosessualità alla pedofilia e i politici della destra celebrano la vittoria elettorale rilanciando una politica sessuofoba ed esibendo come scalpo il divieto all’autodeterminazione per le donne, come nel caso dell’attacco alla ru486, la Consulta ha deciso di abdicare al proprio ruolo di garante dei diritti di tutti, per allinearsi ai poteri forti della Chiesa e della politica.

Lo dimostra il fatto che la Consulta, avendo ammesso che nella Costituzione non vi è nulla che impedisce il matrimonio di una coppia omosessuale, avrebbe dovuto conseguentemente riconoscere la violazione dell’articolo 3 della Costituzione che stabilisce che “ tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge…”; è infatti evidente che  gli omosessuali continuano ad essere discriminati nei loro diritti, dal matrimonio ai diritti ereditari e pensionistici.

Temo proprio che ci sia ben poco da aspettarsi dal Parlamento; l’unica possibilità è rilanciare un forte movimento sui diritti civili.

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