– dal manifesto del 27 agosto 2010 – Una globalizzazione finanziaria selvaggia ha favorito il rafforzamento delle economie illegali; la criminalità organizzata agisce sempre più a livello internazionale e, non raramente, ha accumulato un potere ben maggiore di quello di singoli Paesi. Il sistema finanziario svolge oggi un ruolo di governo nella società globale  e non più una funzione di ammortizzatore tra le istituzioni e il sistema produttivo. La governance internazionale è in mano alle principali banche, al Fondo Monetario, alla Banca Mondiale, e al WTO. Le Borse dettano legge e non poche nazioni, tra le quali alcuni Paesi dell’UE,  gareggiano per ospitare i paradisi fiscali.
A segnare questo processo hanno concorso la caduta dell’ex Unione Sovietica con la svendita delle imprese di stato, la nascita del WTO nel 1995, l’adesione ad esso della Cina e il rapido moltiplicarsi dei trattati di libero commercio.
Le reti informatiche globali hanno permesso che le transazioni valutarie, una volta liberalizzate, potessero essere eseguite istantaneamente da qualunque luogo. Le riforme economiche orientate al mercato hanno aumentato lo stimolo ad infrangere le barriere doganali, e quindi i confini degli Stati,  legalmente o meno.
Droghe, esseri umani da destinare alla prostituzione e alla schiavitù, organi da trapianti, ogni sorta di armamenti e di rifiuti, oltre a reperti archeologici ed icone sacre, attraversano quotidianamente le frontiere, che spesso  rappresentano, per le mafie internazionali, opportunità di profitto e schermi protettivi. Mentre per i funzionari statali, impegnati contro la criminalità, i confini  costituiscono, non raramente, degli ostacoli insormontabili.
L’Europa è investita in pieno da questo cambiamento; gruppi criminali italiani, francesi e spagnoli, con i loro contatti nel nord e sud America, si sono saldati con i gruppi emergenti dei Paesi post-sovietici. La caduta del blocco orientale ha riversato sul mercato nuovi flussi di beni, di grande interesse per i traffici illeciti, alcuni dei quali a prezzi di saldo.
Ucraina e Serbia sono diventati celebri per la produzione illegale di cd e munizioni; Moldavia, Romania e Ucraina, per lo smistamento di esseri umani, la Transnistria appare sempre più come un vero e proprio parastato mafioso….
Ma l’azione dei gruppi criminali è ormai globale: senza la cocaina il PIL di molti Paesi crollerebbe; nella Repubblica Democratica del Congo in un anno gli istituti bancari sono passati da 13 a 22, la maggior parte di questi sono nati per riciclare i guadagni provenienti dalle attività illegali.
Nel 2006 il volume del denaro riciclato era stimato al 10% del PIL globale, oggi questa percentuale è abbondantemente superata e l’ interdipendenza tra l’economia legale e illegale ha fortemente contribuito alla attuale crisi economica. Il rischio è che, di fronte alla necessità di far ripartire l’economia, i principali incentivi possano giungere proprio dai gruppi criminali; infatti, per il vantaggio competitivo derivante dall’illiceità dei propri proventi, l’economia illegale, nell’era del mercato globale, ne rappresenta proprio la parte più competitiva.
In questo contesto anche le risposte devono necessariamente collocarsi a livello sovranazionale.  .
E’ questo uno degli obiettivi del Forum Internazionale “Economia Illegale, Mafie e Globalizzazione Finanziaria “ prima edizione di “OLE, Otranto Legality Experience”, che si svolgerà nella cittadina pugliese dal 29 agosto al 3 settembre.
Il Forum, organizzato da Flare (Freedom Legality and Rights in Europe, il principale network Europeo contro la criminalità organizzata, fondato da Libera e composto da 45 organizzazioni di 27 Paesi), finanziato dall’UE e dalla regione Puglia, diventerà un appuntamento annuale. Dall’anno prossimo sarà preceduto da un Master organizzato da un pool internazionale di università  tra i quali tutti gli atenei pugliesi.
Il programma prevede una Summer School rivolta a 200 persone, in particolare attivisti, giornalisti, ricercatori, parenti e amici delle vittime, provenienti da una trentina di Paesi, tutti impegnati da anni nella lotta alle mafie, e un Public Forum aperto a tutta la cittadinanza che si svolgerà la sera con dibattiti, spettacoli e Mondografie, una raccolta di video-documentari sui diversi campi d’azione delle mafie internazionali (programma e relatori del Forum su www.ole2010.org ).
Un evento di alto livello scientifico, con oltre cinquanta relatori collocati in ruoli “chiave”a livello internazionale, che alterneranno le loro comunicazioni con le testimonianze delle vittime e con le denunce delle associazioni impegnate nel contrasto alle mafie.
Nella convinzione che l’azione affidata alle istituzioni legislative, giuridiche e alle agenzie di contrasto al crimine organizzato, non possa raggiungere alcun successo significativo senza intrecciarsi con un’azione collettiva, politica e sociale, in grado di modificare profondamente i meccanismi di funzionamento degli attuali organismi  finanziari internazionali.

Vittorio Agnoletto, coordinatore culturale del Forum
Michele Curto, presidente di Flare

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