Lavori in corso, Osservatorio Europa – Lo scorso 16 ottobre si è celebrata in tutto il pianeta la Giornata mondiale dell’alimentazione; il tema di quest’anno, «Uniti contro la fame», è stato scelto per riconoscere gli sforzi compiuti contro la fame nel mondo a livello nazionale, regionale e internazionale. Nel 2009 è stata raggiunta la soglia critica di un miliardo di persone che soffrono la fame in tutto il mondo – il numero più alto mai raggiunto nella storia – , in parte a causa dell’aumento dei prezzi alimentari e della crisi finanziaria. Per questa ragione la Fao ha lanciato tra l’altro la petizione “1billionhungry” (www.1billionhungry.org). Per quanto riguarda gli aiuti umanitari, numerose sono state le critiche della società civile verso i governi del Nord del mondo. Medici senza Frontiere ha denunciato in particolare come i maggiori donatori internazionali –  fra cui Stati Uniti, Canada, Giappone e Unione Europea – continuerebbero a fornire e finanziare l’acquisto di alimenti di bassa qualità dal punto di vista nutrizionale in favore dei paesi in via di sviluppo, nonostante prove scientifiche della loro inefficacia nel ridurre la malnutrizione infantile. La maggior parte dei programmi nutrizionali per i bambini nei paesi in via di sviluppo, sostenuti a livello internazionale, sono basati quasi esclusivamente su miscele di farine fortificate a base di grano e soia, che non corrispondono agli standard internazionali stabiliti per i bisogni nutrizionali dei bambini sotto i due anni di età (per saperne di più, vi rimando al sito della campagna internazionale “Starved for attention – il cibo non basta” www.starvedforattention.org). «La malnutrizione – secondo i dati pubblicati da Msf – colpisce 195 milioni di bambini nel mondo, la maggior parte dei quali vive in zone non coinvolte in conflitti armati ed è la causa nascosta del decesso di almeno un terzo degli 8 milioni di bambini sotto i 5 anni che muoiono ogni anno». E i dati su questa emergenza sono realmente allarmanti: in Asia orientale, dopo un calo nella diffusione della fame nel 1990, il tasso di malnutrizione è rimasto del 10 per cento tra il 2000 e il 2007; nel Sud dell’Asia la fame è aumentata dal 20 al 21 per cento tra il biennio 2000-2002 e il 2005-2007, con il 46 per cento dei bambini di età superiore a cinque anni sottopeso nel 2008 (nel 1990 erano il 51 per cento). Sempre in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, è stato presentato il dossier sull’Indice Globale della Fame 2010 (Global Hunger Index), stilato dall’Istituto Internazionale di Ricerca sulle Politiche Alimentari, Welthungerhilfe e Concern Worldwide, focalizzato anch’esso sulla denutrizione infantile. I paesi con malnutrizione a livelli “estremamente allarmante” o “allarmante” sono 29. Un’altra Ong, Oxfam, ha chiaramente ribadito alcuni meccanismi, dei quali vi ho già parlato in dettaglio, che mettono in ginocchio le economie dei Paesi più poveri: «mentre gli aiuti all’agricoltura nei Paesi in via di sviluppo (Pvs) sono stati ridotti, i paesi industrializzati hanno aumentato il sostegno ai loro coltivatori e hanno aumentato le protezioni contro le importazioni attraverso barriere tariffarie e tecniche. Nei Pvs, la concorrenza sleale dovuta alle importazioni alimentari a minor prezzo, poiché sovvenzionate, ha spinto molti produttori ad abbandonare la propria attività. Pertanto, la dipendenza dalle importazioni nei paesi meno sviluppati è cresciuta fortemente, rendendoli più vulnerabili alla volatilità dei prezzi». Oxfam prende in esame, ad esempio, la situazione di Haiti: «negli anni ’80 produceva l’80% del riso consumato dalla popolazione locale ed era anche un esportatore agricolo. Consigliato dalle istituzioni finanziarie dalle quali era dipendente, il paese liberalizzò a tappe forzate i mercati agricoli nazionali. Gli agricoltori haitiani, incapaci di competere con le importazioni di riso sovvenzionato provenienti dagli Stati Uniti, abbandonarono i campi per migrare nella capitale. Oggi, Haiti importa l’80% del riso consumato dalla sua popolazione e appartiene al gruppo di Paesi a basso reddito con deficit alimentare, i primi a ricevere gli aiuti alimentari. Quando nel 2007 e 2008 i prezzi sono saliti all’improvviso, il cibo è diventato fuori dalla portata di una buona parte della popolazione mondiale. In teoria, i piccoli contadini avrebbero dovuto beneficiare di un aumento dei prezzi del cibo; tuttavia, in mancanza di politiche agricole e commerciali adeguate, sono stati incapaci di trarre vantaggio da tale situazione». Questi temi saranno inoltre al centro del prossimo Social Forum Mondiale, che si terrà a Dakar dal 6 al 13 febbraio 2011. È dal primo summit di Porto Alegre, nel 2001, che queste tematiche hanno assunto una rilevanza mondiale. È grazie anche ai Social Forum che è stata lanciata la mobilitazione globale contro gli Epa (Economic Partnership Agreement), gli Accordi di Partenariato Economico tra l’Unione Europea e i Paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) che peggiorerebbero ancora di più il quadro dello sviluppo agricolo. Se non si mette mano in primis alle regole del commercio globale, anche gli aiuti, sul lungo periodo, non saranno mai una risposta efficace alla fame dei Paesi poveri.

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