Venerdì sono state rese pubbliche le motivazioni del processo d’appello per le torture di Bolzaneto, processo che si era concluso con 44 condannde tra poliziotti, carabinieri, guardia di finananza e personale sanitario.Durissime le parole dei giudici, non solo verso chi ha praticato le torture, ma anche verso i tanti pubblici ufficiali che hanno inneggiato al fascismo e al nazismo:
«Richiamarsi platealmente al nazismo e al fascismo, al programma sterminatore degli ebrei, alla sopraffazione dell’individuo e alla sua umiliazione, proprio mentre vengono commessi i reati contestati o nei momenti che li precedono e li seguono, – affermano i giudici -esprime il massimo del disonore di cui può macchiarsi la condotta del pubblico ufficiale……Questo richiamo ai principi posti a fondamento dei regimi sterminatori razzisti non è solo condotta antitetica ai principi e ai valori costituzionali ……… ma costituisce il più infimo grado di abiezione di cui può macchiarsi la condotta del pubblico ufficiale della Repubblica italiana che ha prestato giuramento di fedeltà alla sua Costituzione».
Le motivazioni della Corte d’appello mostrano con grande chiarezza che nella caserma di Bolzaneto nel luglio 2001 fu praticata la tortura. A questo punto non è più possibile tacere, minimizzare, fare finta di nulla.
Abbiamo diritto di sapere dai vertici delle forze dell’ordine, dai responsabili politici e anche dall’ordine dei medici se i responsabili dei fatti accertati dai pm e sanzionati dalla Corte d’appello siano ancora in servizio; se intendono o no ripudiare simile condotte; se intendono o no scusarsi con le vittime dei soprusi e con tutti i cittadini. Abbiamo diritto di chiedere al parlamento l’approvazione di una seria legge sulla tortura.
Nel luglio 2001 a Genova furono violati i principi cardine della democrazia, e decine di agenti, funzionari e dirigenti delle nostre forze dell’ordine sono stati condannati in secondo grado per gli abusi commessi. Eppure nessuno di costoro è stato rimosso. Alcuni occupano tuttora posizioni di altissimo livello. E’ una vergogna sempre più intollerabile, che mina la credibilità delle istituzioni democratiche.
In qualsiasi paese civile, le parole scritte oggi dai giudici, sarebbero un punto di partenza per un radicale ricambio ai vertici delle forze dell’ordine e per l’avvio di una riforma che porti trasparenza e più cultura democratica all’interno degli apparati di sicurezza.
Vittorio Agnoletto – nel 2001 portavoce del Genoa social Forum
Lorenzo Guadagnucci – Comitato Verità e Giustizia per Genova