Leggo su il Corriere della sera l’articolo di Pierpaolo Lio “Sicurezza aMilano, rispuntano le ronde: ora le vuole la sinistra”.
L’assessore alle politichesociali Pierfrancesco Majorino, secondo il quotidiano, ha proposto le “UnitàMobili Sociali” su alcuni bus e sulle linee metropolitane, spiegandone la ragione “..per agganciare le persone fragili,deboli, che vivono nella solitudine…Poi certo la loro presenza aiuterà a dareuna sensazione di maggior presidio”. La destra ha esultato per il suppostoripensamento della sinistra e la sua conversione alle ronde.
Nell’ormai lontano 1989 con laLILA – la Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS – inaugurammo a San GiulianoMilanese e poi a Milano, le prime Unità Mobili in Italia destinate a contattaregiorno e notte chi faceva uso di sostanze stupefacenti , allora soprattuttotossicodipendenti di eroina per via endovenosa, e chi si prostituiva. L’obiettivo – sull’esempio di simili esperienzeavviate da tempo in Gran Bretagna e in nord Europa – era quello di ridurre ladiffusione dell’AIDS proponendo un’attività di counselling e di primaaccoglienza, offrendo la disponibilità ad accompagnare le persone ai servizisanitari e sociali come i SERT, i Consultori, gli ambulatori di malattieinfettive e mettendo a disposizione, di chi sceglieva di continuare a far usodi sostanze o di prostituirsi, profilattici e siringhe pulite (ritirando quellesporche) per evitare, o almeno cercare di diminuire, la diffusione dell’AIDS edi altre malattie infettive.
L’obiettivo era duplice: disanità pubblica, ossia ridurre la diffusione dell’HIV/AIDS, dell’epatite B e C;e di solidarietà umana verso chi viveva situazioni di particolare disagio. Ladestra di ogni colore e ideologia scatenò – per la verità solo in Italia,mentre in tutti gli altri Paesi europei tali strategie erano sostenute da varigoverni indifferentemente dal loro colore politico- una feroce polemicaaccusandoci di essere “amici” di tossicodipendenti e prostitute.
Ma nel giro di poco tempo talestrategia di “riduzione del danno” vennefatta propria e sostenuta da dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità,e dall’UNAIDS, l’agenzia internazionale di lotta all’AIDS delle Nazioni Unite,che, attraverso ampi e precisi studi scientifici, mostrarono la forte efficacia di simili progetti nelconseguire gli obiettivi dichiarati. Immensa è la produzione scientificainternazionale a tale riguardo; la stessa Unità Mobile di S.Giuliano è stataampiamente valutata sul piano scientifico e in modo decisamente positivo.
Uno dei risultati ottenuti datali progetti fu anche la soddisfazione della popolazione delle città coinvolteche vide diminuire il numero delle siringhe abbandonate per terra e deiconseguenti rischi di infezione accidentale.
Oggi questi progetti sono statiquasi completamente abbandonati sia dal governo nazionale – nonostante neglianni ’90 erano decine gli interventi realizzati e sempre con grande successo – sia dalle regioni e daicomuni. Tali esperienze sono state tra le prime vittime dei tagli allo statosociale condotti in questi anni.
Eppure non sono certo venutimeno, seppure si sono trasformati, i bisogni individuali e collettivi che allora motivarono la nascita di queiprogrammi.
Chiunque può facilmente capireche simili progetti non hanno nulla a che vedere con le ronde invocate e fortunatamente raramentesperimentate, dalla destra. Anzi i valori sociali e umani che sottendono sonoesattamente agli antipodi.
Spero che l’assessore e la giuntachiariscano in tempi brevi e in modo inequivocabile gli obiettivi e il modo di lavoraredelle “Unità Mobili Sociali”; nel caso siano in sintonia con quanto sopradescritto sono pronto a mettere a disposizione, gratuitamente, la miacompetenza scientifica maturata in lunghi anni di attività sul campo etestimoniata dalle mie numerose pubblicazioni scientifiche .
Nel caso invece le finalità sianoaltre non mancherò di oppormi a simili progetti e credo che mi ritroveròinsieme a tanti altri impegnati da sempre nelle politiche sociali disolidarietà e di vicinanza …..ma non voglio nemmeno pensare che la giunta diMilano rincorra, in un modo più o meno esplicito, le ronde di padania memoria.
Vittorio Agnoletto, medico.