E’ in corso la votazione sul simbolo della “lista Tsipras. La scelta è limitata a quattro bozzetti molto simili tra loro in cui primeggiano i nomi”Europa” e “Tsipras”.
Crediamo che la parola “Europa” sottolinei sia il carattere europeodella consultazione sia l’importanza dell’unità europea per la pace e losviluppo, a cento anni dallo scoppio della prima guerra mondiale e asettantacinque dall’inizio della seconda.
Crediamo anche, però, che il nome “Sinistra per l’Europa” rappresenterebbe meglio l’ispirazione della lista che andiamo a costruire. È un errore non tenere conto del fatto che da parte di molti aderenti all’appello è venuta una forte sollecitazione perché nel simbolo ci sia la parola sinistra. Questa scelta sarebbe più funzionale dal punto di vista elettorale. Difficilmente un simbolo nuovo, privo di legami con storie politiche e identità culturali riconoscibili e diffuse, riesce a imporsi in tre mesi.
E’ inoltre illusoria l’idea di rivolgersi, in così breve tempo, a un indistinto elettorato “democratico”.
I sei promotori, nella nota con cui giustificano questa scelta, sostengono che in questo modo sarebbe possibile ottenere il voto di “milioni di giovani”. La realtà e’ un’altra, non si raccolgono milioni di voti nuovi in tre mesi. C’è invece il concreto rischio di raggiungere questo elettorato solo in misura molto limitata, e nello stesso tempo di non attrarre il voto più politicizzato e schierato a sinistra che comprende anche molti elettori delusi del PD e molti scontenti di Grillo.
Infine, non si può non tenere conto del fatto che l’appartenenza al campo della sinistra fa parte dell’identità culturale di chi dovrà raccogliere le firme e fare la campagna elettorale. Frustrare questa identità è sbagliato e controproducente. Non dobbiamo aver paura di caratterizzarci per quello che siamo obiettivamente, una lista con un programma chiaramente di sinistra.
C’è poi una questione di forma.
I momenti di democrazia interna, reali o “virtuali”, devono consentire agli aderenti prima di tutto di partecipare realmente alla definizione delle alternative (sarebbe stato più interessante, per esempio,permettere a chi e’ iscritto alla lista di formulare proposte di simbolo), e in secondo luogo di poter scegliere tra alternative reali. Ciò non è avvenuto. I 4 simboli, sottoposti a referendum dai promotori, ripetono lo stesso motivografico e le diverse formulazioni del nome della lista non comprendono significati veramente alternativi tra loro.
La vicenda del nome evidenzia la necessità che d’ora in poi le attività della Lista siano organizzate con criteri più autenticamente democratici. “Garanti” non significa “decisori”,e il decisionismo non è compatibile con il successo di questo progetto politico, ne’ con l’impegno per la democrazia che da sempre contraddistingue tutti i sostenitori della lista Tsipras.
CostituzioneBeniComuni
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