Giorgio Salvetti, redattore milanese de il manifesto, ha deciso di lasciarci. Un ricordo per chi ha sempre messo la sua professione al servizio dei più deboli. Rispetto e silenzio per la sua scelta.
Giorgio Salvetti ci ha lasciato
— il manifesto, 28.8.2014
http://ilmanifesto.info/ciao-giorgio/
Gravissimo lutto al manifesto. Mercoledì 27 agosto Giorgio Salvetti, nostro amico e compagno, è tragicamente scomparso
Una notizia che non avremmo mai voluto sentire. Giorgio Salvetti, redattore di questo giornale, si è tolto la vita. Lo ha fatto in pieno giorno, il 27 agosto, il giorno dopo il suo compleanno, in un momento di apparente normalità di affetti e di pensieri.
Se ne va a 42 anni in silenzio, fermo, sereno e dolce com’è sempre stato. Capace di dare tanto a chi gli stava vicino. Con la sua passione nella difesa degli ultimi, la sua indignazione per le malefatte dei potenti, il suo rispetto profondo per la libertà, il suo rigore nell’avere mantenuto l’impegno politico e professionale con la nuova cooperativa de «il manifesto». Un giovane, un uomo, su cui puntare per il nostro difficile futuro.
Ha scritto il suo primo articolo il 2 agosto del 2000, intitolato «Sacchi a pelo contro l’imperialismo». Con Luca Fazio, al quale era legato da un’amicizia e da un sodalizio politico ventennale, Giorgio era non solo la nostra redazione di Milano e del nord, ma nel riordino e divisione delle fatiche giornaliere, il cronista e l’intervistatore delle pagine politiche e sociali. Generoso, duttile e curioso, di elevata cultura e di scarso narcisismo, Giorgio avrebbe potuto scrivere — e scriveva — di molti e svariati argomenti. A cominciare dalla sua passione musicale, il reggae.
Sue le ultime indagini sull’Expo, le interviste a Stefano Rodotà e al sindaco Pisapia. Nella professione di una scrittura mai sciatta, sempre approfondita, “alla manifesto”, anche — come insegnava Luigi Pintor — per una notizia breve di 30 o 40 righe. Creativo e attento alle nuove culture e forme di aggregazione, il giorno prima di lasciarci aveva scritto un articolo duro e triste sull’ennesimo sgombero di un centro sociale, il Lambretta, pieno di delusione verso l’amministrazione di sinistra. Ora c’è il rimorso di non averlo capito, di non aver saputo sostenerlo, forse di non averlo conosciuto fino in fondo. Questo è quello che ci addolora di più, anche nella consapevolezza di un percorso comune.
Ma ora ci piace ricordare Giorgio Salvetti allegro, mentre a una iniziativa convocata per l’ennesima e decisiva raccolta di fondi per il manifesto in una libreria di Milano, suona con impegno melodie sinfoniche e svisando jazz su un pianoforte malandato che solo la sua voglia di farci felici aveva ri-accordato.
Ecco, lui accordava gli istanti e le persone con la sua profondità e dolcezza. Addio Giorgio.
il collettivo del manifesto
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Abbiamo saputo della morte di Giorgio nella tarda serata del 27 agosto. Sconvolti e attoniti a stento siamo riusciti a chiudere il giornale di ieri in tipografia. Nella lunga e travagliata storia del collettivo, è stata forse la giornata peggiore. Lo avevamo sentito per il suo compleanno e da Roma avevamo concordato il lavoro dei prossimi giorni come d’abitudine.
La redazione e tutto il collettivo del «manifesto» si stringe attorno alla famiglia, agli amici e ai compagni di Giorgio Salvetti. A chi lo ha amato o solo conosciuto.
Un abbraccio particolare, fortissimo, va alla sua compagna Karen Fantoni, a sua madre Maria Enrica Tettamanti, a suo padre Guido e a Bianca, a Luca Fazio, collega e amico di una vita.
I funerali di Giorgio si svolgeranno lunedì mattina a Varese.
Chiunque voglia inviarci un ricordo ci farà felici.