DIBATTITO PUBBLICO – CASA DELLA CULTURA via Borgogna 3 – Milano

17 NOVEMBRE 2016, ORE 21 –

interviene il prof. VALERIO ONIDA

Si andrà a votare il 4 dicembre per il referendum a modifica di ben 47 articoli della Carta Costituzionale.

Non è vero che ciò migliorerà la condizione di salute della popolazione. Non lo è stata la modifica del titolo V del 2001 che ha portato a costituire sistemi sanitari diversi fra le regioni e ad applicazioni altrettanto diverse dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) con ampia vertenzialità costituzione fra Stato e Regioni:

Lo Stato, meglio il Governo, acuirà il suo intervento nella sanità con la leva economica: meno soldi e meno risorse e aumento dell’intervento privato a carico dei cittadini. La sanità integrativa proposta diventa il mezzo per arrivare ad un sistema di tipo assicurativo di cui le evidenze sono già chiare oggi.

Medicina Democratica, a quarant’anni dalla sua fondazione, vuole fare chiarezza: la sanità deve essere pubblica, universale, sostenuta dalla fiscalità generale, fondata sulla prevenzione e partecipata dal basso.

INTRODURRANNO IL DIBATTITO: FULVIO AURORA, (direttore responsabile della rivista MD), IL PROF. VALERIO ONIDA (presidente emerito della Corte Costituzionale), IL PROF. GASPARE JEAN (primario ospedaliero e già pubblico amministratore), IL PROF. PIERGIORGIO DUCA (docente di Biometria e statistica medica e presidente di Medicina Democratica). COORDINA IL Dott. VITTORIO AGNOLETTO

Medicina Democratica, nel 40esimo della sua Fondazione, si interroga su Salute e Costituzione, con particolare riferimento all’articolo 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”

Presentiamo un breve riassunto sull’evoluzione degli aspetti legislativi della tutela de diritto alla salute:

Nel 1944 il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) ha posto le basi per la nascita di una vera Riforma Sanitaria proponendo le Unità Sanitarie Locali.

Negli anni 69-72 vi sono state grandi lotte per affermare anche il diritto alla salute dei lavoratori e dei cittadini a partire dalla eliminazione della monetizzazione, contro la delega della salute al tecnico, per la partecipazione dei “soggetti di salute” alla costruzione della Riforma Sanitaria. In particolare Giulio Maccacaro (principale fondatore di MD con Luigi Mara) nel 1972 ha proposto di costruire il nuovo sistema sanitario (“L’unità Sanitaria Locale, come sistema”).

Nel 1978 è stata approvata la legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (L. 23/12/1978 n. 833) fondata su prevenzione, partecipazione e programmazione. Il sistema doveva essere universale e gratuito (finanziato dalle imposte progressive).

Vi è stato uno sforzo di attuazione della Riforma, ma da subito sono nati i tentativi per la sua non applicazione e destrutturazione. La Riforma, pur con molte contraddizioni è andata avanti applicata a livello regionale. Nel 1992, con il decreto legislativo 502, vi è stato un primo stop con la nascita dell’Azienda, il direttore generale, i DRG… Il sistema universalistico ha comunque retto (con le modifiche apportate con il decreto legislativo 229/99), fino a che progressivamente non si è manifestata con i tagli economici e le restrizioni di personale, la volontà politica di ridimensionare il sistema. Dopo la Riforma costituzionale del 2001 (legge costituzionale n. 3) la sanità privata ha assunto un grande ruolo nelle regioni pur in maniera differenziata. Si è iniziato a parlare di sanità integrativa e di polizze sanitarie.  La modifica del Titolo Vha provocato, anche se non in maniera assoluta e totale, la creazione di ventuno sistemi sanitari (Trento e Bolzano sono autonome anche fra di loro). Ora con la Riforma costituzionale proposta, che si aggiunge a quella sul pareggio di bilancio, il governo accentra di nuovo il sistema sanitario, il che non sarebbe male in sé se non lo facesse subordinandolo di fatto al ministero dell’Economia e delle Finanze, nella sostanza dando il via libera al dissolvimento del principio di universalità, alla separazione fra sanità e difesa della salute con ulteriore ridimensionamento del ruolo di prevenzione e la negazione del principio democratico di partecipazione, aprendo infine un’ampia prateria alla speculazione privata. Tutto questo nega spirito e lettera di ben 2 articoli fondamentali della costituzione (prima parte): l’articolo 32 e l’articolo 41.

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