TRE VITTIME DI TORTURA SCRIVONO AI PRESIDENTI, NELLA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA TORTURA.
All’onorevole Laura Boldrini, al senatore Pietro Grasso
Gentili presidenti,
siamo tre cittadini che hanno subito abusi di polizia la notte del 21 luglio 2001 alla scuola Diaz di Genova (in un caso anche nei giorni successivi dentro la caserma di Bolzaneto). Uscimmo dalla scuola umiliati nella nostra dignità di persone e da allora ci siamo impegnati nei tribunali e nella società per recuperare la fiducia nelle istituzioni che perdemmo sotto i colpi degli agenti.
Nei giorni scorsi la Corte europea per i diritti umani ha nuovamente condannato l’Italia nell’ambito di un ricorso proposto anche da noi e vi scriviamo per esprimervi la nostra amarezza e il nostro sconcerto di fronte alla prospettiva che il parlamento approvi la legge sulla tortura così come licenziata dal Senato il 17 maggio scorso.
Non più tardi di mercoledì scorso il commissario ai diritti umani del consiglio d’Europa, Nils Muižnieks, ha chiesto ai parlamentari italiani di cambiare il testo in tutti i suoi elementi chiave – la definizione di che cos’è tortura, la previsione della tortura psichica, l’introduzione di un fondo per il sostegno delle vittime e del principio di imprescrittibilità – al fine di rendere la norma applicabile ai concreti casi di abusi ed efficace ai fini della prevenzione.
Per chi, come noi, è stato vittima e testimone di tortura e si è battuto in questi 16 anni al fine di creare le condizioni necessarie a prevenire e se possibile impedire nuovi analoghi abusi, l’approvazione di un testo simile sarebbe uno schiaffo e una nuova umiliazione. Ci tormenta il pensiero che eventuali future torture non sarebbero punite e la constatazione che la formulazione votata dal Senato sarebbe un incentivo a non denunciare gli abusi all’autorità giudiziaria, vista l’evidente difficoltà – se non impossibilità – di riconoscere in giudizio i crimini per quel che sono.
Non riusciamo a capire per quale motivo l’Italia non possa avere una legge sulla tortura in linea con gli standard internazionali, come non riusciamo a capire perché gli agenti non debbano indossare sulle divise quei codici di riconoscimento che sono garanzia di lealtà, responsabilità e trasparenza (e che avrebbero forse evitato i pestaggi che abbiamo subito alla scuola Diaz).
E’ difficile per noi soffocare la sensazione che il legislatore si preoccupi più dei timori – a nostro avviso ingiustificati – delle forze dell’ordine, che dei cittadini sottoposti ad abusi da parte di funzionari pubblici. E’ emblematica, in proposito, la cancellazione dal testo di legge del fondo per il sostegno delle vittime. Per tutto ciò, avvertiamo un senso di solitudine che ci amareggia.
Le forze di polizia non hanno niente da temere – e anzi solo da guadagnare, in termini di credibilità – da norme che rispettino i principi stabiliti dal diritto internazionale. Norme farraginose e inapplicabili come quelle approvate dal Senato rischiano di sortire l’effetto opposto: suggeriscono l’idea che le forze di polizia italiane non siano in grado di agire nell’ambito delle regole accettate nel resto d’Europa, come se ci fosse un’incompatibilità con gli standard internazionali in materia di tutela dei diritti fondamentali.
Gentili presidenti, da cittadini che non vogliono retrocedere alla condizione di sudditi, vi chiediamo di intervenire e di richiamare la Camera dei deputati e il Senato della repubblica ad attenersi – come ci pare che sia dovuto, oltre che necessario – alle indicazioni contenute nella Convenzione Onu contro la tortura, nelle sentenze della Corte di Strasburgo e nell’appello del commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa.
Da cittadini – e non da sudditi – ci aspettiamo che lo stato italiano agisca al fine di prevenire gli abusi di polizia, di garantire il rispetto dei diritti fondamentali, di tutelare i cittadini che sono stati o saranno vittime e testimoni di tortura. Contiamo sul vostro personale impegno nell’interesse della collettività.
Sara Bartesaghi Gallo
Arnaldo Cestaro
Lorenzo Guadagnucci
26 giugno 2017, Giornata internazionale contro la tortura