Non c’è altro modo per definire le parole di Salvini “Mi sono comportato come un padre di famiglia” pronunciate per giustificare le deportazioni dei migranti dal Cara di Castelnovo. Provocare tragedie e sofferenze e poi deridere e sfottere le vittime, spingere le persone a tentare di togliersi la vita pur di non affrontare l’inferno dei lager libici e rivendicare questo davanti all’opinione pubblica come un grande risultato politico è segno di un cinismo ripugnante ma anche pericolosissimo. Nessuno in questa situazione può più permettersi il lusso di tacere, di voltarsi dall’altra parte o di obbedire “perché questi sono gli ordini”. Chi oggi tace è corresponsabile di questa barbarie, così come lo sono coloro che pur di rimanere al governo fingono di non vedere le atrocità commesse dal loro alleato leghista.