Ci ha lasciato Eugenio Melandri. Ho conosciuto Eugenio negli anni ’80 quando lui, missionario saveriano, insieme ad Alex Zanotelli, missionario comboniano, denunciarono gli interessi del governo italiano nel commercio delle armi. Ho sostenuto, dentro Democrazia Proletaria, la sua candidatura al Parlamento Europeo dove fu eletto nel 1989; una scelta che gli costò molto: fu sospeso a divinis per volere della Conferenza Episcopale Italiana allora guidata da Ruini. Un provvedimento cancellato con il sostegno di papa Francesco, solo qualche settimana fa, dopo quasi trent’anni.
La sua scelta di allora fu molto importante per me e per tantissime persone che proveniendo dal mondo cristiano e dall’associazionismo cattolico avevano scelto la militanza politica nelle organizzazioni di quella che era definita la Nuova Sinistra. Eugenio compiva quella scelta con l’intenzione di interpretare fino in fondo il messaggioe evangelico di stare, non solo a parole, dalla parte degli ultimi.
Democrazia Proletaria rappresentava allora l’intreccio tra i filoni di pensiero più critici e più dialettici provenienti dalle grandi culture che avevano segnato la nascita della Costituzione Italiana: qualle comunista, quella cristiana e quella socialista. Ognuno aveva rotto con il dogmatismo della propria casa di provenienza e aveva scelto di percorre strade forse meno sicure, ma certamente più stimolanti . Un’esperienza numericamente piccola, ma che rappresentò culturalmente una realtà di forte eleborazione culturale alla quale Eugenio portò il suo essenziale contributo.
La scelta degli ultimi, insieme alla pratica della nonviolenza accompagnata da scelte radicali e da precise testimonianze di vita personale, fu la sua opzione preferenziale per tutta la vita, in Italia , in Europa come nell’impegno per l’Africa.
In tutti questi anni non ci siamo mai persi di vista; siamo in tanti a dovergli dire: grazie Eugenio, riposa in pace, quella pace che ti sei meritato con l’impegno di tutta la vita.