I numeri parlano chiaro. L’Italia, in relazione alla popolazione, ha avuto il 20% in più di decessi da Covid rispetto a Spagna e Francia e oltre il 50% in più rispetto alla Germania e alla Svezia. La Lombardia, se fosse una nazione, sarebbe all’ottavo posto al mondo con oltre 380 morti ogni 100,000 abitanti.

Una catastrofe, prodotta dall’azione del virus, dall’inettitudine dei responsabili della sanità pubblica e a livello nazionale dal taglio di 37 miliardi subito dalla sanità in dieci anni e in Lombardia dalla cosiddetta equivalenza tra pubblico e privato che ha trasformato la salute in merce.

Circolari che impedivano l’uso del tampone per chi non era rientrato dalla Cina, che sconsigliavano le autopsie per indagare l’azione del virus, piani pandemici inesistenti, scarsità di reagenti e di tamponi, medici costretti a lavorare senza i dispositivi  di protezione, le USCA per l’assistenza domiciliare presenti solo sulla carta, la mancata dichiarazione della zona rossa nella bergamasca dopo una vergognoso rimpallo di responsabilità tra governo e regione, i medici nelle terapie intensive costretti a scegliere chi curare, i positivi inviati nelle RSA dove tra gli anziani si consumava un’ecatombe.

Finalmente arrivano i vaccini, ma arrivano anche gli open days con AstraZeneca per i diciottenni in spregio alla letteratura scientifica, mentre i professori universitari hanno la precedenza sui settantenni e migliaia di anziani attendono in coda sotto la pioggia. E potremmo continuare a lungo.  

Due anni di Pandemia hanno reso evidente la fragilità del servizio sanitario e la vastità degli interessi in gioco. Una pagina del nostro Paese, da non dimenticare, per evitare che la Storia si ripeta.

(Vittorio Agnoletto al gr, delle 7,30 di Radio Popolare)

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