Un primario chiede alle pazienti di decidere loro chi dovrà essere operata.
Inaccettabile!
Il medico non può sottrarsi alle sue responsabilità, è lui insieme alla direzione sanitaria che deve stabilire le priorità in base alle evidenze cliniche e alle possibili conseguenze del mancato intervento chirurgico, non si può scaricare questa responsabilità su cittadini che non hanno competenze specifiche.
Durante la pandemia diversi medici avevano dovuto decidere chi ricoverare in terapia intensiva e chi abbandonare al proprio destino. Avevamo detto: non dovrà accadere mai più! Oggi siamo nella medesima situazione, anzi anche peggio, perché non siamo in una situazione d’emergenza; immaginiamo cosa potrebbe accadere se a breve arrivasse un’altra pandemia come il Covid. Non è stato fatto nulla; i soldi del PNRR vengono utilizzati per tutt’altro, grandi opere comprese, alla sanità andrà, dopo gli ultimi tagli, poco più del 6% del totale del PNRR.
Davanti ad una situazione come questa è necessario che i medici e il personale sanitario escano allo scoperto, che si assumano le loro responsabilità anche sul piano pubblico. Noi medici abbiamo giurato di curare e assistere le persone malate, se le istituzioni pubbliche non ci permettono di farlo noi abbiamo il dovere morale di dirlo, di agire insieme ai cittadini e ai pazienti per modificare la situazione. Dobbiamo mettere le nostre competenze al servizio della salute collettiva, denunciare le scelte sbagliate compiute dalle istituzioni anche se questo può voler dire mettere a rischio le nostre carriere. Noi abbiamo le competenze per capire cosa sta accadendo. Tacere o scaricare le scelte e le responsabilità sui cittadini può farci diventare complici di questo disastro.
Negli ultimi 45 anni, dall’approvazione della riforma sanitaria, la L.833 del 1978, non si era mai caduti così in basso. La ricostruzione della sanità pubblica deve diventare il primo obiettivo per tutti coloro, forze sociali e politiche comprese, che credono ancora che giustizia ed eguaglianza abbiano un senso.
