Sei malato ? Non chiamare il medico, ora c’è il “gestore”
Il titolo, purtroppo, non è uno scherzo, ma è quello che sta avvenendo in regione Lombardia.
Per ora riguarda una sola regione, ma, se dovesse realizzarsi, è probabile che in pochi anni troverà estimatori anche in molte altre parti d’Italia; è una vicenda (volutamente) complicata: proverò a spiegarla nel modo più semplice possibile, convinto che ognuno ha diritto ad essere pienamente informato su quello che riguarda il presente e il futuro della sua salute.
Con due delibere, la n.6164 del 3 gennaio e la n.6551 del 4 maggio 2017, la giunta regionale lombarda, senza nemmeno una discussione in Consiglio regionale, sta modificando totalmente l’assistenza sanitaria in Lombardia e cancellando alcuni dei pilastri fondativi della legge di riforma sanitaria la n.833 del ’78.
La non costituzionalità di tali delibere è stata sollevata attraverso un ricorso al TAR dall’ Unione Medici Italiani, ed un altro ricorso è in arrivo da Medicina Democratica. Gli Ordini dei medici di Milano e della Lombardia sono insorti; la giunta regionale si è limitata ad inserire qualche modifica di facciata proseguendo a vele spiegate verso una terza delibera attuativa attesa a giorni.
La vicenda riguarda secondo le stime della regione circa 3.350.000 cittadini “pazienti cronici e fragili” i quali sono stati suddivisi in tre livelli a secondo della gravità della loro condizione clinica. Costoro riceveranno in autunno una lettera attraverso la quale la regione li inviterà a scegliersi un “gestore” (la delibera usa proprio questo termine) al quale affidare, attraverso un “Patto di Cura”, un atto formale con validità giuridica, la gestione della propria salute. Il gestore potrà essere loro consigliato dal medico di base o scelto autonomamente da uno specifico elenco.
Il gestore, seguendo gli indirizzi dettati dalla regione, predisporrà il Piano di Assistenza Individuale (PAI) prevedendo le visite, gli esami e gli interventi ritenuti da lui necessari; “il medico di medicina generale (MMG) può eventualmente integrare il PAI, provvedendo a darne informativa al Gestore, ma non modificarlo essendo il PAI in capo al Gestore”
La regione ha individuato 65 malattie, per le quali ha stabilito un corrispettivo economico da attribuire al gestore a secondo della patologia presentata da ogni persona da lui gestita.
Se il gestore riuscirà a spendere meno della cifra attribuitagli dalla regione potrà mantenere per sé una quota dell’avanzo, eventualmente da condividere con il MMG che ha creato il contatto.
Il gestore non deve per forza essere un medico, può essere un ente anche privato e deve avere una precisa conformazione giuridica e societaria e può gestire fino a…..200.000 persone.
E’ facile immaginare che nelle scelte dei gestori conterà maggiormente il possibile guadagno piuttosto che la piena tutela della salute del paziente, il quale potrà cambiare gestore ma solo dopo 1 anno. Scomparirà ogni personalizzazione del percorso terapeutico e ogni rapporto personale tipico della relazione con il medico curante. Per una società che gestirà 100/200.000 PAI (Piani di Assistenza) ogni cittadino è un numero asettico potenziale produttore di guadagno.
Il MMG viene quindi privato di qualunque ruolo, sostituito da un manager e da una società; ed è questa una delle ragioni che ha fatto scendere sul piede di guerra i camici bianchi. Se avesse potuto la Lombardia avrebbe cancellato la figura dei MMG, ma per ora una regione non può modificare i pilastri di una legge nazionale come la l.833. Ma all’orizzonte c’è il referendum sull’autonomia regionale voluto dal presidente leghista; un referendum consultivo ma che verrà fortemente enfatizzato. Ci sentiremo dire che l’autonomia da Roma permetterà di rendere pienamente operativa questa “eccellente riforma regionale”. Di bufale sulla sanità ne abbiamo già sentite molte, da Renzi alla Lorenzin e questa non sarà l’ultima.
Una “legge eccezionale”, sosterrà la regione, perché eviterà che cittadini malati, in maggioranza anziani, debbano impazzire con le ricette, le telefonate interminabili ai centralini regionali per fissare le visite, le code agli sportelli, le liste di attesa ecc. ecc.
La regione Lombardia non dirà che tutti questi disagi sono stati costruiti ad arte, prima da Formigoni e poi da Maroni, per spingere i cittadini verso la sanità privata che li aspetta con gioia per lucrare ulteriormente sulla loro pelle. Se il TAR non cancellerà queste delibere e se le organizzazione della società civile non si ribelleranno è forte il rischio che molti nostri concittadini accetteranno quasi con riconoscenza il piano della regione; salvo poi accorgersi che ad essere trascurata sarà proprio la loro salute. Ma allora sarà troppo tardi.
Articolo scritto in collaborazione con Albarosa Raimondi, medico, esperta in organizzazione sanitaria.