Centinaia, forse migliaia di persone infettate e decedute restano senza giustizia.
Ho seguito tutta la vicenda fin dagli anni ’80 quando ero presidente della LILA, la Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS. Il decreto che rendeva obbligatorio il test anti HIV sul sangue utilizzato per le trasfusioni arrivò solo nel 1988 e anche negli anni seguenti non fu subito applicato a tutto il sangue utilizzato. In Francia il test sulle donazioni fu obbligatorio dal 1985 e ciò nonostante tre ministri francesi finirono sotto processo per aver lasciato trascorre quasi un anno dalla scoperta dl test prima di renderlo obbligatorio per tutte le trasfusioni.
Già nel 1999 la Corte Europea dei diritti dell’uomo condannò l’Italia per il ritardo nel processo intentato da persone che si erano infettate con le trasfusioni e che chiedevano un risarcimento. Un’ulteriore condanna per l’Italia, sempre da parte della Corte Europea, arrivò nel 2016 ma non accadde nulla.
Ora arriva l’assoluzione per Poggiolini, allora direttore del sevizio farmaceutico del Ministero della Sanità e per i vertici della Marcucci.
Ci sono le vittime, c’è stato il reato, il mancato controllo dei lotti di sangue utilizzato, ma non ci sono colpevoli.
Una storia tipicamente italiana, una conclusione che abbiamo ascoltato infinite volte. Altre vittime senza giustizia.