In queste ore si celebra il ricordo di Andrea Camilleri come grande scrittore e autore dei famosi romanzi sul commissario Montalbano; ma non può essere dimenticato il suo impegno culturale e politico, dalle coraggiose parole che pronunciò all’indomani del G8 di Genova, nel 2001 fino al recente video “Non in nome mio” contro la decisione di Salvini di chiudere i porti.

Dieci anni dopo le drammatiche giornate genovesi, insieme a Lorenzo Guadagnucci, una delle vittime dell’assalto poliziesco alla scuola Diaz, abbiamo chiesto ad Andrea, che si era già pronunciato su quella vicenda attraverso le frasi del commissario Montalbano, se fosse disponibile a scrivere una prefazione al libro che stavamo pubblicano (“L’eclisse della democrazia. Le verità nascoste sul G8 2001 a Genova”, Vittorio Agnoletto, Lorenzo Guadagnucci, ed- Feltrinelli, 2011).

Quello che segue è il testo che Andrea ci ha inviato il 17 marzo 2011 e che abbiamo pubblicato nel libro; voglio ricordarlo con queste sue parole, testimonianza di una singolare lucidità e di un raro coraggio civile. Grazie Andrea.

Un ringraziamento di Andrea Camilleri

Ho sempre sostenuto che per me il G8 di Genova è stata una sorta di prova generale, un tentativo di golpe da parte della destra che fortunatamente è andato fallito. Una vera e propria prova di tensione, come quando si tira un elastico per vedere fino a dove regge o i crash-test per le macchine, quando quei manichini a forma di essere umano sono spinti contro i muri per capire a quale livello di impatto arriva la morte.

Rimango convinto che nella cabina di regia di quei giorni oltre alla polizia e ai carabinieri ci fossero anche politici e credo, oggi più che mai, che il fallimento di quell’operazione abbia fatto cambiare parere circa la strategia da seguire in Italia a qualche alta personalità politica.

Il G8 di Genova è stata la cartina tornasole per dimostrare senza vergogna agli italiani che la linea politica che si seguiva era quella del tira la pietra e nascondi la mano.

Questo perché la montatura mediatica che si tentò di attivare attorno al G8 venne smontata dal fatto che, forse per la prima volta, le testimonianze filmate individuali esibite in forma massiccia smentivano sempre e comunque le informazioni ufficiali, davano la realtà della situazione rispetto alla realtà manipolata che si voleva dare agli italiani. Una sorta di democratizzazione della verità attraverso le foto e i filmati girati dai telefonini dei manifestanti.

Per fortuna quella comunicazione commovente anche per la rozzezza delle immagini vinse rispetto alla patinatura della informazione televisiva.

Questo libro viene a riaprire una memoria, anzi a ribadire una verità, e fa benissimo perché queste non sono cose che vanno dimenticate. Il processo è ancora in corso ma i risultati di questo processo continuano a dimostrare quanto sia grave la situazione in Italia.

Per esempio tutti coloro che se l’erano cavata in prima istanza, tutti i signori in borghese davanti alla Diaz, e che in un secondo momento sono rimasti coinvolti e condannati rimangono ancora al loro posto.

Niente, neanche la vergogna di vedere i loro volti filmati dai telefonini mentre pestano degli innocenti li hanno costretti a rinunciare alla poltrona. Tutto questo perché in Italia vige sì la presunzione di innocenza ma non vige la presunzione dell’imbarazzo, della vergogna nel venire smascherati e continuare a occupare lo stesso posto.

Naturalmente le narrazioni individuali di quello che accadde in quella orrenda notte di “macelleria messicana” hanno una vivezza di estrema importanza perché scaturiscono da un’esperienza viva ancor oggi nella carne di ciascuno di coloro presente in quella notte.

La forza della vera immediatezza dove la parola semplice elementare della testimonianza diventa più pregnante dell’immagine televisiva corrotta. Grazie veramente ai curatori di questo libro che stimo e continuo a stimare come uomini pieni di buona volontà nel senso più alto del termine.

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