Ho partecipato stamattina ai funerali delle vittime del rogo nella Casa per Coniugi di Milano. Il Duomo era in gran parte vuoto, oltre ai parenti erano pochi i presenti, anche tra le autorità i numeri erano scarsi, se si considera che in Lombardia vi sono ottanta consiglieri regionali e a Milano cinquanta consiglieri comunali che si sono fronteggiati ferocemente in Consiglio polemizzando su quanto accaduto , ma molti dei quali non hanno sentito il bisogno di rendere l’ultimo saluto alle vittime.
Personalmente sono rimasto deluso dalle parole dell’arcivescovo Delpini, è vero che rivolgendosi a chi ci ha lasciato ha voluto ricordare che “Tu non sei una solitudine desolata che è destinata a svanire senza che alcuno ne senta la mancanza ….” ma non una parola sul fatto che hanno trovato la morte proprio lì dove erano andati per essere assistiti, non un accenno e un incoraggiamento perché la giustizia umana faccia fino in fondo il suo corso.
In città non tutti gli edifici pubblici avevano la bandiera a mezz’asta come prevede la dichiarazione di lutto cittadino e come avvenuto in un’altra recente occasione.
L’impressione è che su questa tragedia e le responsabilità che si porta dietro ci sia una grande attenzione a non lasciare troppo accesi i riflettori. Come spesso accade, nei prossimi mesi e nelle prossime settimane toccherà ai cittadini e alle associazioni, che difendono il diritto universale alla cura, il compito di tenere vivo il ricordo e di chiedere, ancora una volta, verità e giustizia.