Tornare ad un controllo del movimento dei capitali, tassare le rendite finanziarie, aumentare la trasparenza nell’utilizzo di fondi pubblici, combattere i paradisi fiscali e insistere sulla confisca dei beni criminali: queste sono le quattro priorità emerse da “Confiscopolis”, l’incontro organizzato da Flare (Freedom, Legality And Rights in Europe), Libera e Transparency International nell’emiciclo del Parlamento Europeo a Bruxelles il 9 (giornata mondiale contro la corruzione) e 10 dicembre (giornata mondiale per i diritti umani).
Una storia che viene da lontano.
A fine dello scorso agosto si è svolta ad Otranto la prima edizione di OLE – Otranto Legality Experience – del quale sono direttore culturale. Una settimana di seminari, incontri e workshop sull’analisi del rapporto tra globalizzazione finanziaria, mafie e criminalità organizzata, con alcuni dei più importanti rappresentanti del mondo politico, economico e giuridico internazionale. OLE è promossa da Flare, un network di 50 organizzazioni di 27 Paesi del Consiglio d’Europa, impegnato nel contrasto sociale alla criminalità organizzata e nato nel 2008 anche grazie alla volontà di Libera.
L’appuntamento di questi giorni a Bruxelles rappresenta proprio il primo tentativo di tradurre l’elaborazioni culturali di OLE in iniziative concrete.
«La confisca dei beni e il riutilizzo sociale, una risposta al potere delle organizzazioni criminali transnazionali» è stato l’oggetto di Confiscopolis: società civile e istituzioni europee si sono confrontate sulla possibile implementazione degli odierni strumenti europei di contrasto alle mafie.
Il fenomeno delle criminalità organizzate ha raggiunto una dimensione globale; per questa ragione Flare sostiene un modello di contrasto basato su un principio semplice: l’aggressione ai capitali delle mafie, la loro confisca, ovunque siano collocati, e il riutilizzo all’interno di circuiti economici legali e puliti.
Proprio per raggiungere questi obiettivi il network sta collaborando alla scrittura di una direttiva europea che prenda spunto dalla legge italiana 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati, legge che Libera scrisse e fece approvare in Italia, grazie alla raccolta di un milione di firme.
La Commissione Europea sembra disponibile a realizzare una simile direttiva, ma non è un mistero la freddezza di diversi governi europei, basta pensare ai tanti paradisi fiscali ancora più che attivi in Paesi UE. Per superare queste resistenze un network di associazioni europee, tra le quali Flare, lancerà, nell’estate 2011 una grande campagna sociale in tutta Europa con l’obiettivo raccogliere un milione di firme per sostenere la presentazione di una direttiva europea che uniformi le legislazioni degli stati membri in materia di confisca dei beni mafiosi e che ne introduca il riutilizzo a fini sociali.
L’iniziativa popolare è uno strumento legislativo partecipativo importante ed innovativo: introdotta dal Trattato di Lisbona, è la prima forma di democrazia diretta nella storia dell’Unione europea. Con un milione di firme, i cittadini potranno chiedere alla Commissione di emanare una direttiva europea.
In questo caso, per far sì che tutta Europa possa dotarsi di uno strumento normativo che colpisce le organizzazioni criminali nel loro punto di forza: il potere economico.
Per saperne di più: www.flarenetwork.org.
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