Dopo l’impunità per i responsabili della morte di Stefano Cucchi ecco l’impunità per decine di poliziotti responsabili di violenze…….inutile dire che decisioni come queste non funzionano certo da deterrente per ulteriori comportamenti violenti delle forze dell’ordine.
Chiesta l’archiviazione per 222 denunce di manifestanti che chiedevano giustizia per essere stati picchiati
MARCO PREVE Repubblica Genova
COLPO di spugna sui cosiddetti fatti di strada del G8 del 2001. In questi
giorni sono stati notificati ai rispettivi avvocati le richieste di
archiviazione per ben 222 denunce di altrettanti manifestanti che
chiedevano giustizia per essere stati pestati, oppure denunciati o
arrestati senza alcun motivo o addirittura con false imputazioni.
Paradossalmente la “resa” ai tempi della prescrizione porta proprio la
firma di tre dei quattro pm che hanno dedicato dieci anni della loro vita
a individuare i responsabili del più grande black out dei diritti
verificatosi in Italia: l’irruzione alla scuola Diaz e la caserma lager di
Bolzaneto.
I pubblici ministeri Patrizia Petruzziello, Francesco Cardona Albini e
Vittorio Ranieri Miniati (il pm Enrico Zucca è oggi in organico alla
procura generale) nella richiesta di archiviazione depositata al gip in
queste ore spiegano di essere giunti a questa conclusione dopo essere
stati impegnati per tutti questi anni ad istruire processi di maggiore
gravità come la Diaz, Bolzaneto, ma anche due episodi accaduti in piazza
Manin. Indagini nelle quali spesso i pm hanno dovuto incaricarsi del ruolo
investigativo solitamente svolto dagli organi di polizia giudiziaria. I
tre pm
spiegano così di non aver avuto la possibilità di farsi carico anche di
queste attività istruttorie, che avrebbero richiesto un impegno
materialmente impossibile da soddisfare.
Probabilmente, è la tesi di alcuni avvocati delle parti offese, se diversi
anni fa, gli allora responsabili della procura avessero adottato una
diversa ripartizione delle decine di fascicoli, oggi alcuni degli episodi
denunciati potrebbero avere dei responsabili, ma si tratta di pure ipotesi.
Quel che è certo è che restano impuniti decine di abusi, violazioni e
falsi. Nei giorni successivi al vertice del luglio 2001, mentre
esplodevano gli scandali per la notte cilena della Diaz e la deriva
fascista della prigione di Bolzaneto, tantissimi manifestanti presentavano
esposti per le botte ricevute in strada o per contestare falsi verbali di
arresto o denuncia.
Uno dei pochi casi di violenze di strada che sono arrivati a sentenza è
quello relativo ad un episodio di piazza Manin che, a marzo, ha visto
condannare a due anni, con la condizionale, Luca Cinti, funzionario del,
Reparto Mobile di Bologna, imputato di aver detto il falso nel processo a
quattro poliziotti accusati di aver arrestato illegalmente due studenti
spagnoli durante il G8. Dopo l’indagine del pm Francesco Albini Cardona i
quattro sono stati condannati in Cassazione a quattro anni ciascuno.
I giudici dell’appello nel 2010 avevano trasmesso in Procura gli atti
relativi a Cinti ipotizzando la falsa testimonianza. Il poliziotto parlò
di scontri in piazza con l’arresto di due persone mentre facevano
resistenza. Secondo quanto sostennero i giudici nel processo d’appello
«oltre a quello dei due spagnoli non vi fu nessun altro arresto in piazza
Manin». Nella motivazione della sentenza i giudici dissero: «E’ falsa la
circostanza secondo cui gli arresti dei due spagnoli sarebbero avvenuti in
un contesto di scontri tra manifestanti e polizia. Dai filmati si vede
benissimo come gli arrestati si siano diretti a mani nude verso i
poliziotti».
Al medico del Social Forum resta un risarcimento
UNA delle 222 denunce che resteranno impunite è quella di P.M., medico del
Genoa Social Forum che il venerdì pomeriggio nella zona di corso Torino,
nonostante la pettorina bianca con la scritta “Sanitario” venne colpito a
freddo da un agente con alcune manganellate senza alcun motivo e
nonostante lui urlasse “Sono un medico, sono un medico”.
Assistito dall’avvocato Emilio Robotti, P.M. ha però ottenuto un
risarcimento dal Ministero dell’Interno (che aveva presentato ricorso
sostenendo che i poliziotti agirono «al di fuori della finalità di
polizia» quindi come criminali) di 33 mila euro per il danno rappresentano
dalla violazione dei diritti umani inviolabili e in particolare «la
lesione ai diritti di libertà personale, riunione, manifestazione del
pensiero, aggravati dalla profonda ferita inferta alla professionalità del
dottor p.m.».
(m.p.)